Marina di Pisa

C.M.S.A.​

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1900Il varo di un brigantino costruito dalla ditta Cantieri Picchiotti di Limite sull’Arno a Boccadarno, in un capannone installato su un terreno messo a disposizione dagli eredi Ceccherini, suscita aspettative in alcuni strati della popolazione, ma crea anche un certo allarme nell’opinione pubblica. Il commento in questione è quello che esprime la speranza che i liquidatori dell’eredità benefìciata di Baldassare Ceccherini trovino un accordo con i rappresentanti della ditta per la definitiva cessione del terreno davanti alla Vecchia Dogana per la creazione di uno stabilimento di costruzione di grosse imbarcazioni, ma la ditta smonta le sue provvisorie baracche e pianta le ancore in quel di Viareggio.

Nel 1916 e precisamente il 9 ottobre, il Cav. Ing. Eugenio Felice Piacani amministratore delegato della Società in nome collettivo “Cantiere Navale G. Gallinari”  con sede a Livorno decisa ad ampliare la propria attività con la costruzione di idrovolanti, molto richiesti dalla Marina Militare in questi anni di guerra, compra dalla signora Flora Fenzi il primo appezzamento di terreno in zona “il fortino”. La signora Fenzi concede inoltre alla Gallinari il diritto di passo sui terreni ancora di sua proprietà per permettere al cantiere l’accesso all’Arno e qualora fosse intenzionata a vendere tutta la sua proprietà, a preferire come acquirente la Gallinari. Liquidata il 5 febbraio 1917 la società livornese viene ricostituita contemporaneamente la “Società Anonima per Azioni Industrie Aeromarittime Gallinari” con sede a Pisa. Presto divenuto insufficente lo spazio occupato dalla fabbrica si tratta l’acquisto con Sante Ceccherini per tutta la vasta estensione di terreno compreso tra il viale e la vecchia strada di Marina, dalla via Maiorca al confine con il possesso Appolloni, oltre una striscia lungo il fiume, dove sono le bilance da pesca. Il contratto, davanti al notaio Silvio Rossini, viene sottoscritto il 24 febbraio 1917; e mentre il Ceccherini intasca la somma di 32.000 lire, la società prepara i primi sbancamenti per i capannoni.

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1918Tra i primi capannoni costruiti dalla Gallinari c’è quello a tre campate, sorto al posto delle bilance Ceccherini, lungo il fiume. Il grosso manufatto adibito ad hangar, con tanto di impianto di scivolo nell’Arno, appena ultimato e collaudato, aveva ottenuto un contributo di 40.000 lire da parte del Commissariato Generale dell’Aeronautica. Così viene descritto da un documento originale: Lo stabilimento di Marina di Pisa sorge in riva al mare dove sbocca il fiume Arno su un’area di oltre 10.000 mq. Il fabbricato consta di due capannoni collegati fra loro da un terzo di dimensioni più piccole. In uno dei capannoni si eseguono le verniciature dei telai delle ali e del rivestimento con tela dei medesimi, nell’altro si esegue il montaggio degli apparecchi. Nel capannone minore si esegue la verniciatura delle ali intelate. Lungo i muri trovano posto numerosi banchi per la piombatura dei cavi metallici, per falegnami, ecc. Sulla riva del mare vi è un pontile per il lancio degli apparecchi.

La lavorazione del legname e il montaggio delle varie parti vengono eseguiti nello stabilimento di Livorno. La ditta calcola che la maestranza aumenterà a circa 250 operai  e che potrà essere ultimato un idrovolante al giorno.

Per quanto i patti stipulati con l’amministrazione militare prevedessero, per quest’ultima, il diritto di riscattare l’hangar mediante pagamento alla società della somma di lire 45.000, entro sei mesi dalla data della conclusione della pace, tale diritto non venne mai esercitato. Del resto la Gallinari aveva manifestato apertamente il proposito di cessare del tutto di costruire imbarcazioni nei cantieri di Marina per dedicarsi esclusivamente alla produzione di aerei monomotore, anche in tempo di pace, e ciò non poteva che trovare il pieno consenso dei militari che seguivano con attenzione i progressi dell’aviazione.

Il terreno acquistato nel 1917 da Santi Ceccherini offriva buone possibilità per la costruzione di un discreto stabilimento, ma la posizione presentava diversi inconvenienti: primo fra tutti la mancanza di accesso diretto all’acqua, essendo racchiuso tra il viale di Marina e la via Maiorca. L’occasione capitò proprio a proposito. Flora Fenzi, forse perché il suo patrimonio si era abbondantemente assottigliato, sarebbe stata intenzionata a vendere tutta la sua residua proprietà e trasferirsi altrove. Fatte le dovute trattative, il 15 luglio del 1919, il solito dottor Silvio Rossini, redige il patto di compravendita. Per l’acquisto di ventiseimila metri quadrati di terreno e della villa della contessa, sono delegati dal consiglio di amministrazione della società Gallinari, il vice presidente avvocato Pietro Venturini e l’ingegner Eugenio Piacani.

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La fine della guerra costringe l’azienda ad abbandonare la produzione areonautica con conseguenti problemi occupazionali ed economici. Verso la fine del 1920 inizia una trattativa d’acquisto condotta da un gruppo di facoltosi industriali genovesi i quali però agiscono soprattuto per conto terzi. L’industriale Claudio Dornier, progettista e costruttore della Dornier Metallbauten di Manzell (Germania), spinto dalla necessità di cercare fuori dalla madrepatria aree adatte per continuare la produzione areonautica, vide in Boccadarno il posto ideale per il futuro dell’azienda. La trattativa si concluse il 17 dicembre 1921 con la costituzione della società Anonima Italiana di costruzioni Meccaniche.

Il 5 Novembre 1925 il nome della società fu modificato in Costruzioni Meccaniche Areonautiche Società Anonoma (C.M.A.S.A.) e dato il grande interesse del governo fascista per la produzione dello stabilimento pisano si affrettarono i tempi per il passaggio dell’azienda in mani italiane. La C.M.A.S.A. acquisisce inoltre tutti gli immobili e i terreni che la Gallinari possedeva a Marina di Pisa.

1927 – Vengono stanziati diversi capitali per l’ampliamento dello stabilimento. Ottenuto il nulla osta dal Comune di Pisa, fu dato il via ai lavori che prevedevano: l’ingrandimento degli uffici, con eventuale modifica della facciata prospiciente Via Maiorca necessaria per ottenere un altro ambiente da adibire in infermeria, e soprattutto la creazione di un hangar in ferro di dimensioni 30×65 m, posto anch’esso su Via Maiorca. Rimane ancora da acquisire l’ultimo immobile della vecchia Gallinari sul quale sussiste la servitù del Ministero dell’Areonautica il capannone a tre campate affacciato sul fiume. La cosa si risolve con l’acquisto definitivo il 16 marzo 1928.

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1934 – Pur con un bilancio economico negativo vengono avviati molti lavori di ingrandimento degli impianti per restare un’azienda all’avanguardia nel settore areonautico. Si provvede alla trasformazione del prospetto del fabbricato uffici prospicente via Maiorca il cui ingresso si trova proprio davanti al monumento dedicato a Garibaldi. Tale facciata venne sostituita con una più imponente: un’entrata di vetro e marmo, su cui si legge a grandi lettere “Costruzioni Meccaniche Areonautiche” prende il posto del modesto cancello del 1917. Importante cambiamento all’interno dell’area è l’ampliamento del già pur grande Hangar Savigliano. Contemporaneamente inizia la costruzione di due nuovi capannoni da utilizzarsi per la costruzione delle “ali e impannaggi” e l’altro più piccolo come “magazzino rottami e attrezzature”. Questi lavori si svolgono sull’area occupata fino al 1931 dal fortino lorense.

Dal 1935 allo scoppio della seconda guerra mondiale, la C.M.A.S.A. compra tutto quanto le capita, case, terreni, altri fabbricati, purché si trovi nelle immediate adiacenze dello stabilimento. Le case di via Barbolani, la «Villa Stella», il fondo del fabbro «Ricciolo» Ferrucci e al di là della via Maiorca tutte le proprietà dei Romboli. Poi le aree in via della Sirenetta e i campi dei Dello Strologo, lungo il viale D’Annunzio. Infine la villetta costruita da Richard Handecok, sul viale al limite del famoso viottolo dei doganieri, e, con atto del 24.12.1941, da Nello Ceccherini fu Sante, tutto quello che è rimasto del patrimonio del patriarca Baldassarre, compreso la vecchia Dogana.

L’avvento della Fiat se da una parte serve a salvare l’azienda dall’altra comporta una dipendenza sempre maggiore dalla volontà della casa madre a discapito del potere decisionale locale. Nel 1936 la proprietà azionaria decide di attribuire agli stabilimenti una funzione più semplice e ristretta dal punto di vista amministrativo e dirigenziale, assegnando attività quasi esclusivamente progettiva e produttiva.

1936 – La direzione presenta al Comune di Pisa il progetto per un’opera di collegamento tra i due nuovi capannoni e quello per la costruzione dì un nuovo grande capannone, adiacente all’Hangar Savigliano lato mare. Questa struttura in cemento armato è destinata al montaggio degli aeroplani.

Il 24 marzo del 1937 la Fiat entra in possesso della totalità delle azioni C.M.A.S.A.

1938 – Viene costruito un fabbricato ad uso portineria prospicente la strada di proprietà della C.M.A.S.A. che un tempo, costeggiando il fortino, portava da via Maiorca al mare. Questo edificio si componeva di una portineria, un corpo di guardia, un ufficio mano d’opera ed un’ampia zona dedicata all’ambulatorio, alla sala d’attesa e all’allattamento delle donne che lavoravano nell’industria. In quest’anno l’azienda contava 1500 addetti.

1940/1942 – La Società acquista un gran numero di terreni adiacenti il cantiere raggiungendo una superficie complessiva di 75.754 mq, di cui 33.428 mq di area coperta. Acquistata tutta la zona di terreno che andava dalla strada privata della ditta, adiacente al lato ovest del fortino, a via Barbolani, la società procede alla costruzione di nuovi capannoni da adibirsi a varie funzioni. L’ingresso degli operai è spostato su via Barbolani e adiacente a questo, venne costruito un’ampio refettorio-operai dotato di cucine e bagni.

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