Marina di Pisa

Dogana

1770c - Via della Foce

1770c – Viene costruita come ufficio fiscale, a circa 150 metri ad est del forte lorense.

1774 – La sua prima rappresentazione grafica su una pianta.

1780 – Il «progetto delle riduzioni da farsi per rendere la medesima comoda per il riscontro delle mercanzie, che si introdurranno, o estrarranno dal territorio di Boccadarno», redatto dall’ingegner Caluri nell’ambito della nuova gestione del territorio della tenuta di Arnovecchio dimostra che, dopo solo una diecina d’anni dalla sua costruzione aveva già bisogno di modifiche.

1869 – Pur non essendo menzionato tra gli immobili ceduti in permuta, non possono sussistere dubbi sulla sua assegnazione ai Ceccherini dopo l’abbandono dei bagni del Gombo, vuoi perché risulta a loro trasferita la presella sulla quale l’edifìcio insisteva, vuoi perché la stessa famiglia, da quel momento ne dispone a pieno titolo di proprietà. È quindi molto probabile che gli equivoci sorti sull’appartenenza di questo immobile siano derivati dal fatto che la Dogana, proprio perché immobile dell’amministrazione finanziaria, non avesse una partita catastale propria come invece l’aveva l’area su cui insisteva. Negli anni a venire è utilizzata principalmente per ospitare ogni estate centinaia di bisognosi di bagnature marine, in una prima fase a spese del comune di Pisa.

1876 – E’ il Comitato Ospizio Marino del quale il comune fa parte a sostenerne le spese. Viene allestita con letti e lenzuola concessi dall’Ospedale Santa Chiara.

1886 – I locali, non adatti ad una così alta frequentazione, danno sempre maggiori segni di fatiscenza.

1899Felice Castelli riesce a convincere i figli di Baldassarre Ceccherini ad affittare la Vecchia Dogana a Eleonora Duse, che in quel tempo sta vivendo una nuova stagione d’amore con Gabriele D’Annunzio. Il contratto, scritto di pugno dalla Duse il 7 luglio, impegna i proprietari a lasciare la casa nello stato in cui si trova, senza fare imbiancature, senza asportare le erbe che hanno infestato le soglie e i davanzali delle finestre e non molestare i nidi delle rondini sotto il tetto. E le rondini sempre più numerose, con i loro svolazzi pieni di strilli, saranno le canore compagne dei due celebri amanti e contribuiranno a rendere ancora più suggestiva la cornice ambientale attorno alla Vecchia Dogana o, come il poeta l’ha ribattezzata, Casa delle Rondini. Pochi paesaggi si sono stampati nella mente di D’Annunzio come quello di Boccadarno. Dal vecchio casone settecentesco, al cospetto delle cime Apuane, tra il mare ceruleo, le verdi macchie di S. Rossore e la spiaggia dorata usciranno, pregne di quelle immagini, le gemme più splendenti delle Laudi come «La pioggia nel pineto», «Londa» e «La tenzone».

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