Case Ceccherini e Appolloni
incerta - Via della Foce
Giovan Domenico Ceccherini, originario dei Bagni di San Giuliano ma abitante già dalla fine del settecento nella parrocchia di San Martino a Pisa. Aiutato dal figlio Gaetano trasporta acqua marina fino alla città. Questa viene utilizzata per la cura di malattie linfatiche e perciò venduta all’ospedale e a privati. A Pisa ha un deposito capace fino a 100 barili vicino alle stallette in prossimità della Cittadella.
A ripagare il trasloco forzato del bagno del Gombo Baldassarre ottiene in permuta un vasto terreno sulla sponda sud della foce dell’Arno, compresi gli edifici che vi insistevano.
incerta – Gli Apolloni costruiscono la parte est del fabbricato
1817 – Giovan Domenico Ceccherini ottiene in affitto dall’amminisrazione granducale un piccolo appezzamento di terra nelle vicinanze del forte di Boccadarno come punto d’appoggio per la sua attività di trasporto di acqua di mare che gestisce con il figlio Gaetano. Senza chiedere troppe autorizzazioni vi costruisce una casa a ridosso del preesistente edificio degli Appolloni. In quella casa nasce quell’anno Baldassarre, primogenito di Gaetano.
1859 – L’abitazione viene rialzata di un piano, questa data è riportata sulla facciata ovest. In questo edificio i Ceccherini ospitano durante le stagioni estive moltissimi bagnanti, tanto si narra da costringere i proprietari ad alloggiare nell’edifico posto nell’orto della Dogana.
1869 – Divenuto ufficiale il compromesso sottoscritto con la Casa Reale nel 1866, Gaetano rinuncia ai fabbricati del Gombo e ai profitti che ne derivano. In cambio ottiene una somma di 41.000 lire, una vasta porzione di terreno di proprietà della Lista Civile adiacente il forte, la casa costruita dal padre proprio su quel terreno e un’altra più piccola utilizzata da un pescatore. Con questa acquisizione i Ceccherini diventano a tutti gli effetti per un probabile equivoco catastale proprietari anche della Dogana oramai caduta in disuso. Nello stesso anno il comune di Pisa raggiunge un accordo di massima e occupa una porzione di terreno a forma di elle, nella nuova proprietà Ceccherini, che per un tratto costeggia l’Arno per poi passare tra il forte e la Dogana. Su quel terreno termina la Strada Argine di Marina e inizia la futura Via Maiorca. Nel 1874 l’accordo viene ufficializzato e i Ceccherini da questa vendita ne guadagneranno 2.951,70 lire.
1898c – ma085
1901c – cec002
1905c (1907v) – cec004
1906c (1908v) – cec005
1906c (1907v) – cec003
1907c – cec001
1912v – ma083
1895c – Mentre le terre attorno al Fortino e alla Vecchia Dogana, coltivate a mezzadria dalla famiglia Pasquini, sono amministrate da Santi Ceccherini.. La più giovane delle figlie di Baldassarre, Ester, ha fatto ritorno in S. Rossore, dopo aver sposato il medico condotto della tenuta e di S. Piero, il dottor Dario Simoni. Gli altri figli, Carlo e Giovanni, liquidati con la dote, sono andati altrove a fare gli impiegati della Casa Reale.
Baldassarre Ceccherini trascorre, universalmente stimato, la sua florida vecchiezza in questo ameno paese da lui visto nascere e prosperosamente sviluppare, e dove, sinceramente compianto da tutti, spirò serenamente il giorno 8 luglio 1897, nell’eta di 81 anni.
Alla sua morte, i figli Alessandro, Sandro, Giovanni e Carlo, in qualità di eredi beneficiati e gli altri, Amalia, Elvira ed Emilio, legittimari, si troveranno costretti, all’apertura del testamento, ad accettare l’eredita col beneficio d’inventario. E’ vero, c’e lo stabilimento balneare, la grande casa sulla piazza, le terre intorno al Forte, il podere attorno alla Vecchia Dogana, ma e altrettanto vero che su tutto gravano pesanti ipoteche. II secondo prestito, dello stesso importo di 27.000 lire come quello ottenuto nel 1878 dalla Pia Eredità Fancelli, Baldassarre lo ha contratto, due anni prima di morire, con l’amministrazione dei beni di una minore, certa Sofia Massimina Birga, ma del ricavato non erano rimaste nelle sue mani che poche migliaia di lire, perché ben 19.240 se ne erano andate per saldare il capitale residuo del primo mutuante. Ed e rimasto ancora da liquidare il credito della nuora Elvira Fontana per la costituzione di dote sottoscritta prima delle nozze col figlio Carlo.
Dopo la morte di Baldassare non si riesce a fronteggiare la pesante situazione lasciata dal patriarca, ne tantomeno a cancellare le numerose ipoteche iscritte dai creditori. Sul capitale del primo mutuo ipotecario di 27.000 lire del 1895 si sono aggiunti interessi per 6.383 lire, senza che sia stata rimborsata nemmeno una rata; ed ora i creditori non sono più disposti ad attendere altro tempo per entrare in possesso della cospicua somma di oltre 35.000 lire. Non rimane quindi che vendere, naturalmente previo coinvolgimento nell’affare dei creditori, che devono prestare il consenso alla cancellazione delle ipoteche, per potersi riprendere i loro quattrini. E cosi che, per pagare i debiti del povero Baldassarre e per liquidare gli altri eredi beneficiati della famiglia Ceccherini, Santi, Amalia ed Alessandro si devono disfare della maggior parte dei loro beni.
1903 – L’11 maggio, con atto del notaio Silvio Rossini, tutti i terreni attorno al vecchio fortino tra la via Maiorca, l’Arno, la casa Peratoner e la proprieta comunale, vengono ceduti alla contessa Flora Douglas Fenzi.
Con lo stesso atto del notaio Rossini, i fratelli Ceccherini vendono a don Emilio Ventura di Carovigno la grande casa sull’angolo della Rotonda e tutte le altre preselle rimaste inedificate, tra la casa stessa e la pensione «La Perla». Alla vedova di Richard Handcoch va la presella in golena, dove avevano la bilancia da pesca, e al venditore dl gazzose e bibite rinfrescanti, Romolo Romboli, un pezzetto di terra per completare la sua proprietà. Poco piu di 30.000 lire per tutta quella roba e per di piu nemmeno sufficienti per estinguere il debito ipotecario! Del patrimonio del patriarca non è rimasto che il bagno per Alessandro e Amalia ed il poderino attorno alla Vecchia Dogana per Santi.