Tranvia Pisa-Boccadarno
1892 - Via Iacopo Inghirami
1891 – Iniziano le trattative per costruire la linea ferroviaria Pisa-Boccadarno. Il 17 gennaio, Angiolo Nardi Dei, sindaco di Pisa, ed il commendator ingegnere Francesco Benedetto Rognetta, un ricco possidente nato a Parigi e residente a Roma, si presentano dal notaio Augusto Rossini per sottoscrivere uno strano accordo. Il primo cittadino pisano dà in concessione gratuita, in assoluta e libera proprietà, all’ingegner Rognetta quarantacinque preselle di terreno a Marina presso Boccadarno. L’ingegner Rognetta altri non e che il presidente della Società Italiana per le Ferrovie Economiche e Tranviarie a Vapore della provincia di Pisa, con il quale sono in corso da tempo le trattative per la linea di Marina. Ed infatti nemmeno due mesi dopo, dallo stesso notaio Rossini, il sindaco di Pisa sottoscrive la convenzione con la società del Rognetta. In questa convenzione, tra l’altro, si registra il seguente passaggio: «per caso che la società concessionaria abbia dal signor Commendator Francesco Benedetto Rognetta la cessione delle 45 preselle di terreno ottenute in proprio dal comune col contratto del 17 Gennaio anno corrente, rogato da me notaro, resta fin d’ora stabilito che […] il termine assegnato dal capitolato d’oneri per la costruzione sulle preselle viene protratto al 31 Agosto 1901, e cioè di dieci anni, restando la società libera di venderle anche ad altri a quei prezzi che riterrà opportuni». Oltretutto altri cinque lotti, con la convenzione, vengono concessi gratis direttamente alla società, elevando così il pacchetto delle aree a disposizione di quest’ultima a cinquanta, e cioè la maggior parte del terreno fabbricativo disponibile a Boccadarno.
II 27 febbraio, il Consiglio Comunale si occupa della tranvia Pisa-Boccadarno. Tocca al prof. Ulisse Dini, l’insigne matematico che più tardi sarà anche senatore del Regno, illustrare il progetto dell’ingegner Rognetta, i gravosi costi cui si va incontro, ma anche gli enormi vantaggi che la popolazione avrebbe per acceder ai bagni marini. II contributo a fondo perduto che si sperava fosse contenuto in lire novantamila, deve essere elevato, e di molto, a causa dell’alto costo che occorre sostenere per superare l’ostacolo di attraversare la strada provinciale ed il canale dei Navicelli. Qualche consigliere, ed anche l’assessore alle finanze Supino, si dicono timorosi che il Comune riesca a far quadrare i conti, ma, a notte inoltrata, i ventotto consiglieri, consapevoli «di provvedere ad un bisogno vivamente sentito dagli abitanti del comune e dei proprietari di Marina di Pisa ed in particolare al vantaggio igienico della popolazione, massime della classe indigente», approvano all’unanimità la proposta di costruire la ferrovia. II 15 di marzo la firma della convenzione.
II contributo a fondo perduto da corrispondere alla società, sia pure a rate, sale a 125.000 lire. E oltre alle famose preselle, all’isolato dove sorgerà la stazioncina viene ceduta alla società anche tutta quella striscia di pineta, sul retro del lungomare dalla piazza Sardegna sino al confine con Tombolo.
1902v – stav004
1904v – stav001
1905c – stav007
incerta – stav002
1905c – stav005
incerta – stav006
1910v – stav003
1929v – p021
1892 – L’inaugurazione della tramvia Pisa-Marina avviene il 18 giugno, appena in tempo per la stagione dei bagni. L’evento, vagheggiato e sospirato da quindici anni, stranamente non suscita quel moto di entusiasmo che ci si poteva aspettare. Un binario, con scartamento normale delle ferrovie italiane, raccordato a quello della linea per Pontedera, prende la direzione del mare. Inizia subito a salire per mezzo di un piano inclinato arrampicandosi suite mura urbane all’altezza del Bastione Stampace proseguendo su un lungo viadotto sopraelevato, in parte metallico ed in parte in muratura, che scavalca il Canale dei Navicelli e la strada provinciale di circonvallazione. Sempre adagiata sul viadotto, la linea prosegue lungo la scarpata nord del Fosso fino ad incontrare la via Vecchia Livornese e qui si adagia sulla carreggiata della via di Marina. La prima fermata, al termine del quartiere di Porta a Mare, è San Giovanni al Gatano, la fermata plebea dove si imbarca il popolino della periferia, che soprattutto nei giorni di festa, invade i bagnetti, e i malati di scrofola, pendolari per quindicine, da giugno a settembre. La fermata successiva a Luicchio, quindi al Ponte delle Cascine, poi Bufalotti e Arnovecchio. A Marina, tante soste a intervalli brevissimi: Fortino, Rotonda, Pineta, Gorgona ed infine il capolinea alla stazioncina. Inizialmente solo quattro corse al giorno di andata e ritorno, due al mattino e due al pomeriggio, della durata (se tutto va bene) di quarantadue minuti. La velocità massima è di 30km/h. Frequenti inconvenienti si verificano soprattutto quando i treni sono composti da diverse carrozze e vagoni, Allora accade che il convoglio, per arrampicarsi sul bastione, debba prendere l’abbrivio tre o quattro volte. Quando il convoglio è troppo lungo, si possono avere guai anche nel viaggio di ritorno, perché la stridente frenata, dopo la ripida discesa, non riesce ad inchiodare le ruote alla stazione e la corsa prosegue, sul binario per Pontedera fino al centro della piazza Vittorio Emanuele.
Anche le diverse vaporiere (che portano nomi altisonanti come Galileo Galilei, Vittorio Emanuele, Giuseppe Garibaldi, Leonardo Fibonacci, Camilla del Lante…) sembrano mostri infernali che sprigionano fumo e rumore di ferraglie. I prezzi dei biglietti, imposti dal Comune, non sono affatto aliti: cinquantacinque centesimi andata e ritorno, ma la direzione escogita ogni sorta di espediente per sfruttare la situazione.
Nelle cronache del tempo si legge che perfino l’ingegnere Rognetta in persona, molto spesso, si piazza al capolinea e, a dispetto dell’orario, non fa partire il convoglio finche tutti i posti non risultino occupati. Un’altra diavoleria inventata dal Rognetta e quella di concedere sconti agli studenti ma a condizione che prendano dei treni in orari particolari che, di solito, non coincidono con quelli delle lezioni. Malgrado tutto, però, la ferrovia Pisa-Marina riesce a risolvere definitivamente il problema della scarsezza e della lentezza dei collegamenti con il mare e l’afflusso di massa da di nuovo fiducia un po’ a tutti, tanto che proprio da quel momento l’edificazione di Marina prende definitivamente il via e con essa sorgono diversi bagni, tanti negozi e locali di ritrovo.
1922 – Il 5 maggio crolla la campata del viadotto metallico di Porta a Mare; quattro vagoni merci, carichi di grosse pietre, e due con a bordo 150 viaggiatori precipitano nel Canale dei Navicelli. Muore un frenatore, illesi i passeggeri.
1932 – Cessa l’esercizio della tranvia Pisa-Marina, appena dopo l’attivazione della nuova ferrovia elettrica Pisa-Tirrenia-Livorno.
1933 – Disarmo della tranvia a vapore di Marina.
1905v – Via Maiorca direzione Boccadarno – ma024
1901v – Piazza Baleari, direz. Boccadarno – bal004
1914v – Piazza Gorgona, direzione Pisa – gor022
1909v – ingresso in Via Maiorca, direz. Pisa – ma016
1918c (1922v) – Via Maiorca, direzione Pisa – ma025
1900v – metà Via Maiorca, direzione Pisa – ma062
1908c (1909v) – fermata “Boccadarno” alla fine di Via Maiorca, direzione Pisa – ma086
1908v – Imbocco del viale di Marina, direzione Pisa – via001