Marina di Pisa

Ospizio marino

1888 - Via Tullio Crosio

Il dottor Achille Ballori medico condotto di San Giovanni al Gatano e nipote del dottor Barellai promotore dell’Ospizio Marino di Viareggio con l’appoggio di importanti amicizie propone al Comune di Pisa l’istituzione di un ospizio marino per la cura degli scrofolosi. Il comune di Pisa spende già ingenti somme per inviare quotidianamente i malati al mare e decide di finanziare il progetto.
Nel 1876 viene costituito il comitato e l’attività inizia. Le richieste di asilo arrivano anche dalla provincia e visti i disavanzi che il comitato presenta ogni fine anno il Comune di Pisa concede finanziamenti sempre più limitati. La dislocazione dei malati fino ad ora presso la Dogana Vecchia è costosa, poco agevole e porta alla decisione di costruire un fabbricato dedicato.

1887 – La commissione nominata decide per l’edificazione dell’ospizio. Il comune di Pisa concede una vasta area prevedendo parte da dedicare ad orto. Il progetto viene approvato e a dicembre posta la prima pietra. Il cantiere è affidato a Francesco Bellani e vi lavorano 20 operai.

1888 – A luglio due padiglioni dell’ospizio entrano in funzione. Molti sono gli aiuti esterni che provvedono a sostenere una situazione economica non facile.

1891 – Anche la palazzina centrale e la grande terrazza sovrastante il refettorio è completata. Ai lati della palazzina si sviluppano due grandi infermerie lunghe 28 m e larghe 11, ognuna capace di ospitare 45 malati. Una è destinata ai maschi l’altra alle femmine. In un padiglione di 8 stanze completamente staccato dagli altri edifici si curano i pazienti affetti da forme contagiose.
La palazzina centrale è suddivisa in 27 ambienti: al piano terreno viene collocata la farmacia, l’alloggio del medico curante, una stanza per il bagno, un guardaroba, una per l’alloggio dell’ispettrice, la sala da pranzo per i paganti e una stanza per le consultazioni medico-chirurgiche; al primo piano si hanno 9 grandi stanze per i paganti di 1a classe, al secondo piano altre 9 stanze per i paganti di 2a classe. Infine una sala per fare i bagni con acqua di mare riscaldata per i bambini più gracili. In totale il numero dei letti disponibili sono 200 di cui 60 per i bambini.

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E’ il dottor Garzella, Soprintendente dell’Ospedale a gestire le ammissioni, dimissioni e il prolungamento della permanenza in cura. I risultati terapeutici sono ottimi pur con periodi di cura piuttosto brevi (15 giorni). Si ritiene perciò necessaria un’evoluzione della struttura sia dal punto di vista giuridico che sanitario. L’Ospizio è aperto per i bagni dal primo giugno a fine settembre, il resto dell’anno solo per cure climatiche e come presidio sanitario per gli abitanti di Marina di Pisa. Nel 1892 si tenta di prolungare l’apertura oltre la stagione balneare ma la grande crescita di attività fa si che il comune diminuisca ulteriormente i propri contributi e che l’Ospedale Santa Chiara, forse per timore di veder nascere un analoga istituzione non invia più i propri malati. Già nel 1893 si torna all’apertura esclusivamente estiva. Nel 1897 con la riforma generale delle Opere Pie passa sotto la giurisdizione dello Stato Italiano.

1898 – Il 29 ottobre una forte mareggiata provoca gravi danni alla struttura: vengono distrutti gli spogliatoi, due pozzi di acqua potabile, divelte varie parti del tetto. Il problema dell’erosione della costa è sempre più evidente e il comune di Pisa interviene creando sei pannelli perpendicolari alla costa distanti tra loro 75 metri e lunghi 35. Vengono utilizzati inoltre grossi massi proprio a difesa dell’Ospizio il quale potrà riprendere le attività solo nell’agosto del 1899.

Il 30 Settembre 1900 muore improvvisamente il direttore, il dott. Giovan Battista Chiocconi. Lo sostituisce il dott. Gasperini.

1907 – Prosegue incessante l’erosione della costa. Altre gettate di scogliere e palizzate tentano di arginare il fenomeno.

Vittorio Nissim viene nominato presidente.

1915 – Con lo scoppio della I guerra mondiale l’Ospizio viene assegnato alla Croce Rossa e utilizzato come ospedale di riserva. Molti interventi lo rendono un completo ospedale chirurgico: impianto di riscaldamento, acqua potabile calda e fredda, illuminazione, pavimentazioni igeniche, muri verniciati a smalto e fogne di scarico. Ospiterà circa 2000 feriti di guerra in tre anni.

1920 – In tutta Italia cresce il contagio tubercolare e l’Ospizio diviene ospedale marino permanente per la “tubercolosi chirurgica”. Per tale scopo vengono previste altre due terrazze coperte sul mare e una passerella di comunicazione tra i due corpi del fabbricato.

Nel 1921 muore Vittorio Nissim, lo sostituisce il dott. Riccardo Gattai. Negli anni a seguire le difficoltà economiche mettono in difficoltà l’operato dell’Ospizio.
Le ispezioni alla struttura del 1926 e del 1929 evidenziano carenze.

1930 – La ristrutturazione del fabbricato porta alla costruzione di nuovi locali, con l’intento di dare una netta separazione tra la sezione ospedaliera e la sezione profilattica, quest’ultima dotata di apposite stanze per l’accettazione, la visita e il bagno dei degenti. Viene aggiornata la scuola elementare, costruita una nuova cucina e una dispensa. Alcuni locali della sezione spedaliera trasformati in infermerie, stanze di isolamento, laboratori, gabinetto radiografico.

1944 – Durante la ritirata delle truppe tedesche viene minato e fatto saltare.

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incertaosp011 – dormitorio

incertaosp012 – ambulatorio

incertaosp013 – refettorio

incertaosp015 – interno

incertaosp016 – ambulatorio chirurgico

incertaosp009 – parte dell’infermeria

incertaosp019 – bagni

incertaosp018 – ambulatorio ammissione

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1939 (1942v) – p008

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